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Una vita di corsa: la carriera di Alessandra Balducci ingegnere Ducati SBK
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Una vita di corsa: la carriera di Alessandra Balducci ingegnere Ducati SBK
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Milano 8 marzo 2010 - Periti o ingegneri elettronici, informatici e via dicendo si sono moltiplicati sia nei centri di ricerca e sviluppo che nei team che seguono le corse. E proprio da uno di questi team è partita l’avventura Alessandra Balducci, che oggi segue l’elettronica in pista per la squadra Ducati SBK ufficiale. Racconta Alessandra:“Fin da piccola volevo fare le corse, era il mio sogno nel cassetto: si può dire che ho studiato per quello.” Con una certa lungimiranza, l’ingegner Balducci non segue il classico filone della meccanica: si diploma perito informatico a Bologna, poi si laurea in ingegneria aerospaziale a Forlì e si mette a mandare curriculum un po’ a tutti. Le risponde Stefano Caracchi, del team NCR-Ducati, che la prende per seguire la stagione 2003 in SBK. Già l’anno dopo è chiamata da Ducati Corse, per il test team della MotoGP; a fine 2005 torna in Superbike, questa volta però nella squadra ufficiale. Un percorso rapido e movimentato, con un apprendistato micidiale: il mondiale SBK subito al primo anno. “Bisogna sbatterci la faccia, certo. Ma quello di elettronico di pista alla fine è un mestiere, lo impari strada facendo. Tanto è vero che non è indispensabile essere ingegneri elettronici, anche se la laurea fa la differenza.” Un mestiere, insomma, che richiede basi solide, perché porta ad avere a che fare con sistemi e fenomeni complessi: la gestione del motore o la dinamica della moto in pista. Alessandra si occupa di garantire che tutta l’elettronica presente sulla moto funzioni a dovere. “Passo metà del tempo nelle attività in pista, e l’altra metà in azienda. Il lavoro è completamente diverso: in pista si arriva il mercoledì e per un paio di giorni si lavora all’allestimento di box e moto. Il venerdì è il giorno cruciale, quello in cui la moto viene più ‘stravolta’ anche in termini di elettronica. I piloti girano, io analizzo i dati e discuto con loro per trovare le regolazioni migliori. In azienda, invece, mi occupo fondamentalmente dello sviluppo della moto per l’anno in corso; in misura minore, delle modifiche per l’anno successivo. Spesso ho a che fare con componenti che hanno ‘criticità’, ad esempio sensori che non funzionano a dovere: bisogna capire perché e risolvere il problema. Oggi una moto non può essere competitiva se la sua elettronica non funziona.”
www.motociclismo.it
Milano 8 marzo 2010 - Periti o ingegneri elettronici, informatici e via dicendo si sono moltiplicati sia nei centri di ricerca e sviluppo che nei team che seguono le corse. E proprio da uno di questi team è partita l’avventura Alessandra Balducci, che oggi segue l’elettronica in pista per la squadra Ducati SBK ufficiale. Racconta Alessandra:“Fin da piccola volevo fare le corse, era il mio sogno nel cassetto: si può dire che ho studiato per quello.” Con una certa lungimiranza, l’ingegner Balducci non segue il classico filone della meccanica: si diploma perito informatico a Bologna, poi si laurea in ingegneria aerospaziale a Forlì e si mette a mandare curriculum un po’ a tutti. Le risponde Stefano Caracchi, del team NCR-Ducati, che la prende per seguire la stagione 2003 in SBK. Già l’anno dopo è chiamata da Ducati Corse, per il test team della MotoGP; a fine 2005 torna in Superbike, questa volta però nella squadra ufficiale. Un percorso rapido e movimentato, con un apprendistato micidiale: il mondiale SBK subito al primo anno. “Bisogna sbatterci la faccia, certo. Ma quello di elettronico di pista alla fine è un mestiere, lo impari strada facendo. Tanto è vero che non è indispensabile essere ingegneri elettronici, anche se la laurea fa la differenza.” Un mestiere, insomma, che richiede basi solide, perché porta ad avere a che fare con sistemi e fenomeni complessi: la gestione del motore o la dinamica della moto in pista. Alessandra si occupa di garantire che tutta l’elettronica presente sulla moto funzioni a dovere. “Passo metà del tempo nelle attività in pista, e l’altra metà in azienda. Il lavoro è completamente diverso: in pista si arriva il mercoledì e per un paio di giorni si lavora all’allestimento di box e moto. Il venerdì è il giorno cruciale, quello in cui la moto viene più ‘stravolta’ anche in termini di elettronica. I piloti girano, io analizzo i dati e discuto con loro per trovare le regolazioni migliori. In azienda, invece, mi occupo fondamentalmente dello sviluppo della moto per l’anno in corso; in misura minore, delle modifiche per l’anno successivo. Spesso ho a che fare con componenti che hanno ‘criticità’, ad esempio sensori che non funzionano a dovere: bisogna capire perché e risolvere il problema. Oggi una moto non può essere competitiva se la sua elettronica non funziona.”
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